L’America continua ad avere paura. Si sente minacciata da forze esterne che non riesce a comprendere o, semplicemente, anche soltanto ammettere. Il cinema di fantascienza ha da sempre incarnato negli Stati Uniti questa paranoia e, dopo l’11 settembre, ne ha introiettato in maniera ancora più catastrofica la sensazione di essere sotto attacco. È lo sviluppo di questo concetto la cosa più interessante di 10 Cloverfield Lane, segretissimo e altrettanto atteso spin-off del caso Cloverfield di qualche anno fa.
Sempre J.J. Abrams alla produzione, sempre un budget ridotto avvolto dal più affascinante (e produttivo per il marketing) dei misteri. Se però il primo film raccontava l’incontro con le paure contemporanee proiettandolo in un luogo-simbolo come New York, stavolta il teatro principale della vicenda è un non-luogo, un bunker sotterraneo in cui i tre protagonisti si trovano più o meno volontariamente costretti dalla minaccia incombente.
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