Questa primavera è una buona stagione per l’arte italiana contemporanea a New York. La Matthew Marks Gallery sta presentando a Chelsea una mostra del fotografo Luigi Ghirri, il geometra divenuto artista che fu tra i primi, in Italia, ad innalzare la fotografia a colori allo status di espressione artistica.
Nato nel 1943, Ghirri incominciò a cimentarsi con la fotografia artistica negli anni ’70. Attraverso la visita a città, campagne, e località turistiche della sua nativa Emilia Romagna, Ghirri ha sviluppato un vasto corpus di immagini che documentano e studiano gli spazi, gli oggetti e le genti di una regione scissa tra il suo passato agricolo e il suo sviluppo turistico, tra le sue economie domestiche e la cultura del consumo. Le foto di Ghirri mostrano, attraverso una selezione di simboli e oggetti familiari a chiunque abbia vissuto in Italia tra gli anni ’70 e gli anni ’80, quella miscela di familiarità e disorientamento che caratterizzò quei decenni. La mostra è un piccolo tour de force che possiede la gravitas dell’inchiesta metodica e seriale, ma al tempo stesso la nostalgia per un paesaggio distintamente italiano che negli ultimi anni è divenuto più difficile da riconoscere, e più difficile da trasmutare in un fatto artistico.
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