Pergamon: una parola magica per chi abbia anche semplicemente orecchiato una delle più grandi imprese archeologiche dell’ultimo secolo e mezzo, tuttora in corso; un trionfo della cultura tedesca cominciato quando la Germania era ancora il lustro, e non il mostro, d’Europa; e l’evoluzione del più grande museo di antichità di Berlino intorno ai reperti delle civiltà ellenistiche nate dalla frantumazione dell’impero di Alessandro Magno avvenuta dopo la morte, a 32 anni, del grande conquistatore. Ma soprattutto intorno alla civiltà fondata a Pergamo, oggi Bergama in Turchia, dalla dinastia degli Attalidi e illustrata dal suo favoloso Grande Altare.
È allora su questa parola che Carlos A. Picón, uno dei più brillanti nonché astuti conservatori d’arte greca e romana che il Metropolitan Museum of Art di Manhattan abbia mai avuto, ha imperniato la splendida mostra che si è appena aperta nel museo: Pergamon and the Hellenistic Kingdoms of the Ancient World. Picón ha approfittato del fatto che lo Staatliche Museum zu Berlin stava chiudendo i battenti per un periodo di restauro per negoziare il trasporto a New York di almeno alcuni pezzi di una mostra centrata dal museo stesso nel 2011 su, appunto, l’altare di Pergamon, tra i quali non già l’ altare stesso – ovviamente inamovibile – ma alcuni frammenti dei suoi fantastici fregi, più una copia romana della statua di Atena Parthenos di Fidia alta quattro metri. Questa dea protettrice di Pergamo si elevava sulla fantastica acropoli e al centro del santuario di Pergamo dominanti l’antica città. Intorno a questi pezzi Picòn ha sparso una fantasmagoria di altri oggetti relativi allo sviluppo dei regni ellenistici cavandoli dal vasto patrimonio del Met.
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