Dopo avere sfogliato un po’ per caso in rete La Voce di New York, mi sono deciso a scriverle. Mi piaceva molto il formato, e anche i contenuti, ma soprattutto mi aveva colpito quell’insight (una parola preziosa per chi come me lavora nella comunicazione) che prometteva un matrimonio tra bellezza e libertà. Di solito la libertà viene associata a un sacco di cose, spesso legate al sacrificio, alla conquista, alla lotta; ma mai alla bellezza. La libertà viene sempre presa molto sul serio, la bellezza non necessariamente. Specie da parte di un giornale, poi. Ho pensato allora che oltre alla bellezza e alla libertà ci fosse anche del coraggio, ne ho preso un po’ e li ho chiamati. Su Skype è nata l’idea di parlare da queste pagine di una delle cose che hanno reso New York un luogo centrale del mondo: la comunicazione. Da qui e verso di qui viaggiano un sacco di idee, è uno dei pochi hub mondiali a non essere stato mai messo in discussione. E così da questo numero cercherò di descrivere le idee di comunicazione che attraversano l’Oceano, certe volte sotto forma di campagne, altre sotto forma di tweet, altre ancora cavalcando delle onde radio, o magari dei piccoli foglietti di carta. Linee che partono dall’Atlantico e volano verso di noi, o viceversa.
Le agenzie di pubblicità che hanno generato i Mad Men, un tempo quasi tutte concentrate a Madison Avenue (a inizio del Novecento c’erano già 20 agenzie in zona), si sono sparpagliate un po’ ovunque. Dalle zone più ricche di Midtown, sono andate dove il vento di New York le ha portate.
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