Gli italiani, come ha detto di recente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non brillano per la conoscenza della propria storia. Soprattutto i giovani. Invece è importante sapere chi siamo e chi siamo stati. Per due lunghi periodi l’Italia è stata una superpotenza e lo è stata nel corso di due egemonie successive. Superpotenza militare all’epoca dell’Impero romano. Superpotenza commerciale durante il Medioevo. Eppure, nell’attuale memoria collettiva, di queste due fasi importanti è come se si fosse perso traccia. Poi, è vero, le cose sono andate molto storte. E continuano ad andarlo. Perciò stavolta in questo mio ultimo libro, mi occupo di questo ciclo di crisi».
Giorgio Ruffolo parla di un Paese troppo lungo (Einaudi Editore), un saggio da poco nelle librerie che sta facendo molto discutere intellettuali e politici: un’analisi impietosa, o meglio realistica, ma non cinica. Perché, al contrario di altri pamphlet che si limitano a denunciare tutto quello che non va nel Belpaese, facile gioco in questa stagione di scandali, escort e disgregazione del tessuto sociale, qui c’è una proposta concreta e possibile per il futuro. Per uscirne, dice lui, con «la forza della normalità».
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