Luigi Troiani, professore di Relazioni Internazionali, autore di saggi e columnist de La Voce di New York, ha scritto il suo primo “romanzo”. In realtà, leggendo Il Comandante restò sulla collina (Morrone Editore, 2022), si comprende subito che c’è poca fantasia nella ricostruzione della vita del pilota Pierluigi Meroni, comandante dell’areo che cadde con il “grande Torino” a bordo nel maggio del 1949 uccidendo tutti i passeggeri e l’equipaggio. Nel libro il racconto lo fa il figlio primogenito, ora invecchiato, in costante dialogo con l’amico della vita, conosciuto nel collegio “caserma” dove entrambi erano stati costretti ad andare bambini dopo essere rimasti orfani di padre. Ovviamente non affidandosi solo alla memoria del figlio – che aveva 7 anni alla morte del padre – ma con una meticolosa ricerca negli archivi, nei giornali, in altre testimonianze. Meroni era stato ufficiale pluridecorato di guerra della Regia Aeronautica e poi dell’Aeronautica militare: come altri colleghi nel dopoguerra, pilotava un aereo civile grazie a un’aspettativa.
Luigi Troiani non è solo un collega e questa quindi più che un’ intervista, è una conversazione con l’amico che ha scritto pagine che emozionano, commuovono ma anche indignano. Sì, per l’ovvio “cover-up” che si svela alla fine del libro sulle cause della caduta dell’aereo con la squadra del Torino.
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