Chiunque segua anche distrattamente i discorsi intorno all’evoluzione della lingua italiana sa chi è Vera Gheno. Dopo vent’anni passati come ricercatrice in istituzioni di prestigio (una su tutte: l’Accademia della crusca), negli ultimi anni Vera si è imposta nel dibattito su come avere, anche in italiano, un uso della lingua “inclusivo”, sulla scia di quanto sta avvenendo nel mondo anglofono. Se non avete sentito parlare di Vera, magari avete sentito parlare della sua creazione, lo Schwa, la proposta di inserire una vocale nuova in italiano per non fare torto alle persone “non binarie” (quelle che non si sentono né maschio né femmina, o che non hanno ancora deciso) e a tutti quelli che potrebbero non sentirsi rappresentati dall’uso del maschile sovraesteso. (Ho dovuto mettere “inclusivo” tra virgolette, perché ho sentito un mio amico marxista dire che quando sente parlare di Schwa, gli viene voglia di votare per la Meloni, e questo dà un pò la misura di quanto complessa si sia fatta la discussione).
Oltre a essere una vera (pun intended) esperta di sociolinguistica, Vera è anche un’amica da cui ho imparato molto quando ho mosso i primi passi da linguista amatoriale. Molte, e molto interessanti, le cose che ho appreso da lei.
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