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May 5, 2010
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May 5, 2010
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Jazz italiano nel cuore di Harlem

Liliana RosanobyLiliana Rosano
Time: 3 mins read

 

New York – Quando la musica gospel dei cori americani incontra il raffinato jazz Made in Italy, a nascere non è altro che un lavoro musicale ben costruito e molto intenso. Se a questo poi aggiungiamo che il coro gospel è uno di quelli che anima le chiese di Harlem, dove affondano le radici del jazz afro-americano, e che il luogo che ha dato a battesimo questa straordinaria alchimia musicale è la Convent Baptist Church di Harlem, nel cuore di Sugar Hill, quartiere dove vissero famosissimi jazzisti come Duke Ellington , l’evento non può che avere tutta la magia di un set cinematografico e di un viaggio musicale che traccia un itinerario storico: quel ponte tra la tradizione jazzistica italiana e quella americana.
Emozionati per l’evento unico ed eccezionale,  i musicisti dell’Enrico Rava quintet, si sono esibiti per la prima volta insieme ad un coro gospel in un evento promosso da Umbria Jazz, il festival che ogni anno a Perugia, porta sul palco tra i più famosi musicisti al mondo. Assente il trombettista Enrico Rava (sostituito dal suo arrangiatore) che, per via di un improvviso incidente,  ha dovuto sospendere tutti i suoi impegni musicali, il quintetto con Gianluca Putrella al trombone, Giovanni Guidi al piano, Pietro Leverratto al basso e Fabrizio Sferra alla batteria, ha regalato al pubblico emozioni intense al ritmo di una musica che parte dall’anima e che nell’anima trova le sue radici più profonde,
Il concerto di apertura è stato affidato all’Inspiration Ensemble, il coro gospel diretto da Gregory Hopkins. Un set di canzoni gospel con le profonde voci nere dei 14 elementi che componevano il coro accompagnate da J. Darren Hicks al basso e fa Cortney Berret alla batteria.
La magia sta tutta dentro l’intensità quasi religiosa, oltre che musicale, degli elementi del coro che hanno alternato ai canti più strettamente gospel e religiosi alcuni dal ritmo hip-hop and R&B.
Al coro, si sono uniti poi anche il soprano Josette Longmore e il basso baritono Nathaniel Thompson, dando vita ad un leggero momento lirico.
A guidare il quintetto con maestria e vigore, Gianluca Putrella, il giovanissimo e talentuosissimo il trombonista italiano Gianluca Petrella, che ha dimostrato maturità musicale negli assoli e un fraseggio elegante che unisce improvvisazione e jazz classico.
Nella performance musicale, il gruppo ha dimostrato molta sintonia e grande raffinatezza d’insieme anche nei momenti di pura improvvisazione.
Ma soprattutto, l’elemento trascinante che ha dato vigore alla serata è stato quello in cui il quintetto ha suonato insieme al coro gospel.
Dai classici come Summertime a Happy Days (scelta quest’ultima un po’ scontata), musicisti e coro gospel hanno trascinato il pubblico in un ritmo travolgente ed irresistibile.
Nella chiesa gremita, molti i turisti (non solo italiani) e la gente del luogo. Tutti insieme al ritmo di musica e a quello di una danza che non poteva non nascere cosi spontaneamente.
Promotori di questo evento, Enzo Capua, ribattezzato l’ambasciatore del jazz italiano a New York che di questo evento e il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, che ha sottolineato la storica tradizione di Umbria Jazz che quest’anno non smentisce la sua identità di festival jazz aperto alle varie contaminazioni. In attesa del programma ufficiale (ne sapremo di più il 19 maggio) tra i nomi di questa edizione 2010: Mark Knopfler, Chick Cprea,, Path Metheny, Sony Rollins, The Manhatthan Transfer.
Con l’evento alla Convent Avenue Baptist Church e con le serate (dal 5 all’8 maggio il quintetto si è esibito allo storico locale jazz Birdland di Manhatthan), si è voluto quindi dare un assaggio di quello che sarà Umbria Jazz 2010 e anche promuovere questo evento culturale che in qualche modo sancisce l’ormai consolidato sodalizio tra i jazzisti americani e quelli italiani.
Più vigoroso ed estemporaneo, il jazz negli Stati Uniti, ha una lunga tradizione afro-americana che proprio ad Harlem ha trovato un suo naturale habitat. Oggi, l’elegante Harlem Est, dove numerose sono le chiese che ospitano, soprattutto la domenica, messe gospel, conserva ancora il fascino e l’atmosfera dei tempi d’oro del jazz americano. Le strade e le eleganti brownstones sembrano riecheggiare di quella musica che veniva dai campi degli schiavi del Sud.
Figlio della tradizione americana, il jazz italiano ha invece sviluppato sotto l’influsso di quello europeo una identità facilmente riconoscibile.
Il connubio alla Convent Aveue Baptist, è stato di gran successo e ha oltrepassato i confini musicali per diventare scambio umano e di razze.
 
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Liliana Rosano

Liliana Rosano

Sono nata a Catania, dove sono sempre tornata dalle mie peregrinazioni che mi hanno portato prima in Grecia, poi a Parigi. Con la mia laurea in Scienze Politiche, sognavo di lavorare nella cooperazione internazionale, ma sono finita a fare la giornalista, prima nella redazione di Telecolor poi del Quotidiano di Sicilia. ll mio ponte con l’America è iniziato grazie a un tirocinio per le Nazioni Unite a New York. Sono una freelance e collaboro con diverse testate e magazine nazionali. Vivo a Fairfield, nelle praterie sperdute dell’Iowa, in una comunità alternativa ed eco friendly e sono sempre alla ricerca di storie di italiani all’estero da raccontare.

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