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May 21, 2013
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May 21, 2013
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La città che ritrovi in un film

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Time: 2 mins read

Guardavo un film ambientato a New York, qualche sera fa. Non serve che vi dica il titolo, era semplicemente uno delle migliaia di film ambientati a New York, senza infamia e senza lode. A un certo punto, nella scena in cui il protagonista si aggira per la città in preda a crisi d'amore – prima che si accorga di essere in realtà innamorato dell'altra, l'eterna amica, comprensiva ma altrettanto sexy – ho riconosciuto il mio quartiere. Tompkins Square Park, uno scorcio della mia strada, il bar sotto casa, la bottega del portoricano all'angolo, il barbiere a dieci dollari al taglio. I miei luoghi quotidiani erano tutti lì che scorrevano sullo schermo e io, tutta emozionata, scuotevo il braccio del mio compagno di visione: “Guarda, guarda, quella è Avenue B, quello è il negozio dove compro il tabacco, quello è il bar dove lavorava Tizio, quello è l'ingresso di casa di Caio, quello è l'angolo sotto casa mia”. Il mio amico, newyorchese, mi guardava con aria perplessa e un poco di sufficienza. “Sì.. ok.. sai.. a New York si girano un mucchio di film”.

Neanche due settimane fa Tompkins Square Park era circondata di camion di una produzione televisiva e invasa da belle facce da schermo e comparse che fingevano di portare a spasso il cane. È vero. New York è un set unico. Quello di New York è uno degli skyline più riconoscibili e riconosciuti al mondo, è una delle città in assoluto più rappresentate, raccontate, filmate. Poi da quando l'amministrazione Bloomberg ha avviato una politica per favorire le produzioni in città è tutto un filma filma. Ovunque si vada ci si imbatte in qualche film e in gruppi di turisti che si affollano al di qua delle transenne per cercare di riconoscere qualche faccia nota. Io, che con le facce degli attori sono addirittura peggio che con i nomi, non ci provo nemmeno, ma poi non posso evitare di emozionarmi quando sullo schermo riconosco lei: New York, in tutto il suo meraviglioso quotidiano splendore, nelle sue ossessioni e nelle sue manie, nella sue esasperante frenesia, nella sua violenza, nella sua sporcizia, nei suoi aspetti più scuri e in quelli più romantici. É la città in bianco e nero, intellettuale e complicata, ritratta da Woody Allen in Manhattan. È la città folle e violenta dei film di Spike Lee. È la città le cui vetrine fanno sognare Holly, in Colazione da Tiffany. È la città di Noodles e degli altri ragazzi di strada di C'era una Volta in America. È la città in cui Richard Gere e Winona Ryder passeggiano incorniciati dai mille colori degli alberi di Central Park, in Autumn in New York. È la città in cui le auto dei gangster sfrecciano sull'FDR per sfuggire alla polizia. È la città di King Kong, di Spiderman, di Superman, dei Ghostbusters, di Batman (ok, quella è Gotham, ma cos'è Gotham se non New York?). E non importa se sia quella di ieri, quella di oggi o quella di domani, quella di un futuro in cui orridi mostri usciranno dalle acque dell'Hudson per annientare la civiltà umana. È sempre New York. Sempre unica. Sempre speciale.

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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