Non è la prima volta che la regista Sharmeen Obaid-Chinoy si concentra su questioni legate al Pakistan e ai diritti umani. Sono passati quattordici anni da quando per la prima volta si presentò al The New York Times, senza nessuna conoscenza di produzione cinematografica, ma una storia veramente avvincente da raccontare, Terror’s Children. Un decennio più tardi, vinse un Academy Award per il miglior documentario con il suo Saving Face, una corrosiva storia sulle donne vittime di attacchi con l’acido.
Questa volta, il suo target sono i “delitti d’onore” e, ancora una volta, Chinoy torna a “dare voce a coloro che non vengono ascoltate”. Una stria con cui la regista pakistana si è portata a casa un altro Oscar.
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