Come tutti sanno, i ristoranti delle grandi città americane pullulano di aspiranti artisti. Futuri attori, musicisti e pittori ingrossano le fila della “hospitality industry”, mezzo classico di sussistenza per tutti coloro che siano in attesa di sfondare nel proprio campo ma che, nel frattempo, hanno bisogno di sbarcare il lunario.
Gli aspiranti giornalisti non fanno eccezione (soprattutto quelli che scrivono per pubblicazioni italiane) e anch’io, in passato, ho fatto la mia brava dose di gavetta.
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