"Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero" così ha scritto Pablo Neruda nella sua Ode al carciofo. E Amélie, nel suo favoloso mondo, recita: "Lei di sicuro non rischia di essere un ortaggio, perché perfino un carciofo ha un cuore". Unico nella forma che ricorda quella di una corazza, il carciofo è un ortaggio generoso, che si presta ad essere cucinato in una infinità di modi: alla giudia, alla romana, lessato, crudo in insalata, nelle lasagne e nel risotto. Per non parlare dei diversi abbinamenti: con l'abbacchio, con la coratella con le vongole e chi più ne ha più ne metta.
Il carciofo è nel cuore e nei ricordi di molte donne che in questi mesi abbiamo intervistato all'interno del progetto Petronilla e fa parte della cultura romana da sempre. Il carciofo è protagonista anche della storia che Barbara Raccagni, una delle donne del Progetto Petronilla, che si occupa del coordinamento delle interviste, è andata per noi a farsi raccontare da Claudia. La storia è quella di nonna Maria il cui ricordo per Claudia è legato alla cucina. Claudia ha 58 anni, lavora e vive a Ostia Antica, ma ha un legame con la Romagna che passa proprio attraverso la nonna che, trasferitasi da bambina, nei primi del ‘900 nelle campagne di Ostia Antica, ha insegnato a cucinare i piatti della tradizione romagnola e di quella romana, prima alle figlie e poi alle nipoti. Oggi nonna Maria non c’è più. La vita si è fatta più frenetica, ma se c’è un punto su cui in famiglia non si transige sono i piatti delle feste, e così, ogni anno tra zie e nipoti si fa a gara a chi riproduce più fedelmente la ricetta tramandata dalla nonna.
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