La storia di un violino e dei personaggi che hanno fatto parte del suo percorso, iniziato in Francia nell’800 e ritrovato, secoli dopo, tra i cimeli di un negozio d’antichità torinese. È una delle vicende personali che compongono il progetto Last Musik, l’organizzazione non profit che dal 2015, si occupa di salvare le partiture musicali ritrovate nei campi di concentramento alla fine della guerra. Durante il viaggio, una fermata: Birkenau, uno dei tre campi principali di Auschwitz, dove i fratelli Enzo e Eva Maria Levy vennero deportati con la loro famiglia dopo essere stati arrestati a Tradate, Varese, il 12 novembre 1943.
Prima di uccidersi gettandosi sul filo spinato, nel giugno 1944, la giovane violinista Eva Maria lascia un ultimo messaggio al fratello e lo affida al suo violino. Scritti su un pezzo di carta, poi incollato alla parete interna dello strumento, la frase “Der Musik Macht Frei” (la musica rende liberi, grammaticalmente sbagliata), i numeri da prigioniero di Enzo, accompagnati da alcune note musicali e il disegno simbolico di un filo spinato.
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