In più di una stagione, nel corso della storia, la Santa Sede si è trovata ad agire in parallelo, se non in alleanza, con la potenza del tempo. Agli inizi, capitò quando Roma, nel 313, Costantino imperante, decise di aprire ufficialmente alla religione arrivata dalla Palestina da due secoli e mezzo; nel 380 quando l’imperatore Teodosio I mise fuori legge paganesimo ed eresie; nel 452 quando papa Leone il grande, su incarico dell’imperatore Valentiniano III negoziò, alle foci del Mincio, il ritiro di Attila dal suolo italico.
Nell’evo di mezzo, si sarebbe arrivati alla sintonia tra papato e molti dei principi scesi dal centro e nord Europa verso la grande civiltà del sud, convertiti al cristianesimo. La superba incoronazione e unzione di re Carlo a Roma, ad opera di Leone III, nel Natale dell’800, come imperatore del Sacro romano impero (germanico), la sua acclamazione come imperatore e augusto segnarono probabilmente il punto più alto di quel fenomeno, connotato da taluni come cesaropapismo, termine che non evoca necessariamente scenari positivi, tanto gli interessi temporali e politici rischiano la commistione con le scelte della pura fede.
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