Ci sono molte domande alle quali non sappiamo dare una risposta. Altre volte la risposta, pur non conoscendola, la inventiamo di sana pianta. Ma alcuni comportamenti proprio non sappiamo come classificarli.
Nella trentaduesima giornata la AS Roma si tira fuori da una situazione durissima con un gol del suo uomo più rappresentativo. Un’icona vivente capace ancora di inventare sul campo qualcosa che altri faticano solo ad immaginare. Poi succede che l’impensabile diventa attuale, le regole vengono stravolte e da una gioia si passa inesorabilmente ad una rissa. Questo è quanto è successo dentro lo spogliatoio della Roma al termine di una gara elettrizzante finita 3 a 3 con il pareggio del capitano ad incontro quasi terminato.
Francesco Totti risponde sul campo ai silenzi della settimana, sentenzia con i fatti le illazioni, conferma con la fantasia una sorprendente realtà che lo vuole fuori dai giochi. Spalletti, tecnico della Roma, continua a tirar fuori dal suo cilindro sdrucito frasi da avanspettacolo, affermando che i meriti sono esclusivamente collettivi e che il capitano non ha meriti di sorta se non quello del cartellino da rispettare. La rissa ha avuto come scenario lo spogliatoio dello Stadio Atleti Azzurri di Bergamo e poco è mancato che i protagonisti venissero addirittura alle mani. Ma Totti è un’immagine sacra e non si tocca nemmeno con una piuma. Una bandiera mai ammainata, una vela che gira controvento sfidando le leggi austere della fisica. Un personaggio entrato di diritto nei cuori dei tifosi giallorossi. Un posto in cui nessun tesserato di nome Spalletti avrà il merito di restare.
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