“Che facciamo, piazzetta?”.
“Boh sì”.
Claudia passa la punta del cucchiaio di legno nel sugo di pomodoro rosso e corposo. E’ la passata del pacco da giù, mandato a Salvatore dai suoi genitori a Matera. Lo scatolone di cartone ha varcato le porte di Bologna ieri mattina alle cinque, nell’ombra del retro di un camion guidato da un certo Peppino. Di pacchi da giù Peppino ne doveva consegnare una mezza dozzina ai vari fuorisede materani sparsi per le vie della città emiliana.
Dentro al pacco ci sono bottiglie di birra riempite fino all’orlo di passata, imbottigliata dai nonni di Salvo che vivono nell’altopiano materano. C’è un sacco di tarallini del fornaio che sta vicino a casa dei genitori, scatole di tonno e di fagioli, olive raccolte dai nonni, amaretti e cantucci (chiamati in Basilicata friselle) fatti con le mandorle degli alberi della Murgia.
I ragazzi hanno svuotato due bottiglie di sugo nel soffritto. L’acqua si sta riscaldando, non è ancora stata salata.
“Portiamo la chitarra?”.
“Sì”.
“Poi prendiamo due bocce di freschello qui dal paki?”.
“Anche un Lambruschino secondo me”.
“L’acqua bolle”.
Salvo butta una manciata di sale grosso nel pentolone.
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