Immaginate di avere un’idea brillante e di avere con voi un certo numero di ragazzini entusiasti del proprio lavoro. Immaginate inoltre che pensate di metterci una decina o più di anni per realizzare la vostra idea. Gli altri penseranno che siate un po’ stravagante a pensare una cosa del genere, ma voi niente, tirate avanti per la vostra strada. E’ quello che accade quando si fa un progetto spaziale.
Quel giorno di tanti anni fa Carlo Buongiorno aveva avuto un’idea brillante e l’aveva discussa con i suoi collaboratori alla Sapienza, la prima Università di Roma. Il progetto aveva ricevuto dei piccoli finanziamenti che erano serviti a produrre vari contributi scientifici. Siccome il gas pressurizzante dell'intero motore è l'elio, erano state superate le gravi instabilità del fluido utilizzando gli studi di un gruppo di docenti del settore propulsivo. Un ulteriore contributo era venuto del team di ricerca coordinati da Marcello Onofri e Francesco Nasuti che avevano sviluppato sofisticati strumenti di simulazione numerica per predire le condizioni di flusso e l’ablazione delle superfici degli ugelli propulsivi. Per quello che riguardava le strutture di Vega avevano contribuito Paolo Gaudenzi, Franco Mastroddi e Fulvio Stella.
Support authors and subscribe to content
This is premium stuff. Subscribe to read the entire article.
Discussion about this post