C’era una volta “Mare Nostrum”. Poi venne “Frontex”. Da molti anni, a causa dei continui flussi di migranti e dei disordini in molti paesi che si affacciano sul Mediterraneo (dalla Libia all’Egitto e molti altri), il mare che separa (e unisce) Africa ed Europa è sorvegliato da buona parte dei paesi europei e i pattugliamenti condotti con i mezzi più moderni sono intensissimi (recentemente l’Italia ha addirittura acquistato dei satelliti per il controllo dall’alto). Se a questo si aggiunge il numero di navi militari di altri paesi (a cominciare da quelle statunitensi, russe e cinesi) che vi circolano, è evidente che il Mediterraneo è forse il mare più affollato del mondo.
Eppure…Eppure pare che, nell’ultimo periodo, sia cresciuto in modo esponenziale il problema delle “navi fantasma”. Navi mercantili che improvvisamente spariscono dalla rotta concordata e comunicata e diventano irrintracciabili. Lo fanno spegnendo il transponder, lo strumento che ne segnala la posizione alle autorità di controllo della navigazione come marine militari, capitanerie di porto e altre. Per poi riapparire, dopo qualche tempo, da tutt’altra parte, magari centinaia di miglia dal percorso originario. Il sospetto è che queste variazioni di rotta servano per consentire scambi di persone e di merci (sostanze illecite, petrolio, armi o oggetti magari destinati a paesi verso i quali esiste l’embargo).
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