Scrive Emil Cioran: “Tragicommedia del discepolo: ho ridotto il mio pensiero in polvere, per battere i moralisti che mi avevano insegnato soltanto a sbriciolarlo…”. Eh sì, tutto quello che resta dell’antimafia si sbriciola in queste ore in Sicilia: si sbriciola il mito di Pino Maniaci, il direttore di Tele Jato finito sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Palermo: ma si sbriciola, anche, a partire dalla Sicilia, una certa idea della Giustizia vista come ultima sponda in un’Italia che sta affondando.
Cominciamo dalla fine di una storia che inizia negli anni ’80 del secolo passato. E iniziando dalla fine non possiamo negare che le intercettazioni che in queste ore imperversano sulla rete parlano chiaro: Pino Maniaci si era montato la testa. Nei dialoghi con una donna, subito definita la sua “amante” (ma che bisogno c’era di rendere di dominio pubblico fatti eventualmente personali?), il direttore di Tele Jato straparla. Si vanta di qua, si vanta di là. Va da sé che siamo davanti a un personaggio che non riesce a controllare la notorietà, anche internazionale, che gli è piovuta addosso.
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