A rivederlo adesso, può sembrare un film tanto cinico quanto ingenuo, uno svelamento dell’inganno mediatico, a rivelare essenzialmente che la televisione non dice la verità. E anche che il giornalismo televisivo è morto, sacrificato sull’altare dell’audience, che i media manipolano fatti e persone e sono a loro volta manipolati da poteri economici globali che hanno nomi e cognomi, e che gli spettatori sono totalmente in balia della notizia televisiva, costruita e confezionata ad arte per infondere paura o sicurezza, a seconda delle esigenze del mercato e della politica.
Niente di nuovo per noi oggi, noi che abbiamo avuto il signor Berlusconi al tempo stesso presidente del Consiglio e padrone assoluto delle televisioni, noi che da sempre abbiamo la lottizzazione più o meno palese della televisione pubblica, noi che in questi quarant’anni abbiamo visto tanti film e serie TV che ci hanno raccontato i dietro le quinte delle newsroom, e noi che adesso le notizie ce le andiamo a cercare In internet, possibilmente leggendo più siti e più fonti, ma qui si aprirebbe un’altra questione (sull’informazione in Internet, appunto, groviglio di verità e bugie in cui chiunque può scrivere qualunque cosa e chi legge può pensare sia verità). Tuttavia, alla sua uscita nelle sale americane, nel 1976, Network (Quinto potere) di Sidney Lumet era quasi profetico.
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