Si lo so. Vi avevamo detto che Super Tuesday, il super-martedi delle elezioni primarie americane era già venuto e passato il primo marzo. Ma allora come si spiega tutta questa attesa politica durante questo nuovo martedì 15, anch’esso decisivo per la nomina dei candidati presidenziali dei due principali partiti?
Il Super Tuesday Atto Secondo (o Mega Tuesday come è stato chiamato in Italia), è stato forse ancora più importante del primo perché, avvenendo in un periodo più avanzato della campagna elettorale, aveva la possibilità di decidere alcuni risultati importanti come l’irreversibilità del vantaggio di Donald Trump in ambito repubblicano e, in quello democratico, il ruolo di grande favorita di Hillary Clinton nella loro corsa alla nomination. In altre parole poteva apporre un sigillo definitivo o quasi, sulla selezione dei due candidati finali.
Proprio come durante le consultazioni del primo marzo, a rendere questo nuovo Super Tuesday interessante non è solo solo il numero di stati che si sono recati alle urne, ma anche il fatto che si è trattato di stati popolosi e quindi in grado di assegnare un gran numero di delegati e di far pesare i propri voti.
Un peso specifico che, in campo repubblicano, la Florida e l’Ohio, erano cosiddetti “assi pigliatutto” nel senso che il numero di delegati in palio non è stato assegnato con un sistema proporzionale (che distribuisce i delegati ai vari candidati in proporzione alla percentuale di voto ottenuta) ma elargendo tutti i rispettivi delegati solo ed esclusivamente al vincitore.
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