Col referendum del 17 aprile viene chiesto agli italiani di esprimersi su un quesito “tecnico”: votare “sì” significa evitare che le trivellazioni già autorizzate entro le 12 miglia dalla costa possano continuare ad essere sfruttate fino all’esaurimento. A renderlo, però, meglio comprensibile a tutti sta, imprevedibilmente, contribuendo la cronaca più recente. Per un verso, l’incidente del 13 marzo che ha provocato una fuoriuscita di petrolio in una piattaforma a 7 chilometri dalle isole Kerkennah, arcipelago che fa parte della Tunisia, ma che si trova ad appena 120 chilometri da Lampedusa, e che dimostra come la casistica di riversamento in mare non sia così remota come sostengono i fautori del “no”, che spingono per l’astensionismo che vanificherebbe il voto. Per l’altro, l’inchiesta della Procura di Potenza sul Centro Oli dell’ENI di Viggiano, dove si concentrano ben 27 pozzi, e sull’iter autorizzativo del giacimento Tempa Rossa della Total, che ha portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e che non lascia dubbi su chi sia veramente ad arricchirsi con l’affaire petrolio, a tutto svantaggio dei territori e della loro popolazione. E che ciò stia avvenendo in Basilicata, il “Texas d’Italia”, la regione in cui, secondo dati del 2014 dell’Unione Petrolifera, si raccoglie il 69% del greggio e il 16% del gas estratti nella Penisola, e malgrado ciò si guadagna il secondo posto, dopo la Calabria, tra le regioni più povera d’Italia, e al secondo pure per disoccupazione giovanile (Istat 2015), non richiederebbe davvero ulteriori ragioni a favore del “sì”.
Eppure, il principale argomento di “ricatto” di chi sostiene il “no” è proprio la presunta perdita di posti di lavoro. Ma un dato preciso sugli occupati nelle piattaforme entro le 12 miglia non lo forniscono né i sindacati né Assomineraria, consociata di Confindustria. Quando si fanno i conti e i conticini sui nuovi posti di lavoro legati al fossile dovremmo, allora, mettere anche sull’altro piatto della bilancia quanti sono i posti che non si attivano perché non si punta sulle rinnovabili. Proviamo a farli questi conti.
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