Siamo a questo punto. Agli europei, travolti dalla pochezza di una politica sotto schiaffo di islamismo e richiedenti asilo, smarriti nella dannazione di un’economia che non riparte e di un sociale in continuo arretramento, la spinta a rimettere in cammino l’Unione deve arrivare da oltre Atlantico! Nella miseranda galleria dei leader del vecchio continente, estinta la specie dei grandi che hanno fatto le istituzioni comuni della pacificazione e dello sviluppo, non disponiamo di una sola autorità, tra le tante che abbiamo a libro paga, che sappia indicare la via e dobbiamo rincorrere ancora una volta i consigli degli amici d’America.
Nemmeno a dire che Barack Obama discenda da europei e sia quindi sollecitato dalla voce del sangue e dal sentimento, come capitò all’”irlandese” John Kennedy che con fierezza si dichiarò di fronte al Muro Ich Bin Ein Berliner! La verità è che nei preoccupati e recisi discorsi in suolo europeo di questa settimana, a parlare con il calore dell’amico e la razionalità dell’uomo di governo, è stato l’Obama comandante in capo dell’America, quindi l’America stessa.
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