Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un estratto dal capitolo iniziale del libro di Giacomo Di Girolamo, Contro l’antimafia (Il Saggiatore, 2016)

Io sono nato una seconda volta, e tanti con me. Era il 1992. Un sabato pomeriggio: quattordici anni e i compiti fatti in fretta, perché alle sei dovevo andare a giocare a pallone con gli amici. Avevo un paio di scarpe nuove ai piedi, gialle e nere, sembravano due calabroni. Mi riempivano d’orgoglio. E pensavo alla partita, all’invidia degli amici. Sarebbe durata pochi minuti, quella fierezza, ma me li sarei goduti tutti. Poi la concitazione della sfida, e la terra rossa del campo, avrebbero nascosto la novità. Sarebbe rimasta solo la sofferenza, ai piedi, costretti in quella miscela di plastica, gomma e finta pelle ancora rigida, ma non mi sarei lamentato. No, non mi sarei lamentato.
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