Washington D.C., primavera 1974. Il Comitato Giudiziario del Congresso indaga senza sosta su un caso delicatissimo, raccogliendo prove, ascoltando testimoni, collezionando pareri giuridici e montagne di documenti. Sul banco degli imputati c’è il Presidente in carica, Richard Nixon, che nel corso di quell’estate infuocata sarà costretto a dimettersi, sommerso dall’onta dello scandalo Watergate. La vicenda è celebre, ma in pochi sanno che in quei mesi cruciali, tra il personale incaricato alla consulenza dell’House Judiciary Committee vi è anche un’avvocatessa ventiseienne originaria di Chicago di nome Hillary Rodham, a cui la sorte riserverà un destino di successo.
Ironie della Storia, quarant’anni dopo Hillary Rodham Clinton e Richard Milhous Nixon, le cui vite si incrociarono fugacemente nel ’74, saranno legati da una serie di curiose affinità. Lo scandalo dell’email gate, però, accostato maldestramente al Watergate dai media conservatori, non c’entra nulla, anche se verrebbe istintivo pensare che sia questo il metro di paragone tra i due personaggi. Al contrario, come i più acuti osservatori d’oltreoceano cominciano a capire, il parallelo risiede nell’abilità con cui entrambi costruirono la propria ascesa e nello stereotipo che incarnano nell’immaginario collettivo.
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