Ormai sembra abbastanza ovvio: i governi nazionali hanno
condannato a morte il Sud Italia. Solo così si spiega l’inarrestabile declino dell’economia meridionale che, ormai, è nel baratro più profondo. E dire che, negli ultimi dieci anni, non sono mancate le indagini statistiche che hanno indicato chiaramente il trend devastante, così come non sono mancati gli allarmi degli economisti più attenti. Eppure, nulla è stato fatto. Così era, e cosi è.
L’ennesima conferma arriva da uno studio della Svimez su dati Istat: in quattro anni, dal 2008 al 2012, al Sud sono andati in fumo 301.270 posti di lavoro; il 59,5% delle perdite complessive, in un’area che concentra il 27% degli occupati nazionali. Lo ha ricordato, nel corso di un convegno a Napoli, Adriano Giannola, presidente dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno che ha tracciato un quadro desolante (qui è possibile vedere le slides con le cifre dettagliate), ma significativo della considerazione di cui gode il Sud in questo Paese.
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