Ci sono due modi per considerare quest’ultima vicenda giudiziaria concernente l’ANAS, gli arresti, le notizie che la riguardano. Un modo è di considerarla per sè: fatto di cronaca, più o meno precisa, più o meno rilevante. Un altro modo è chiedersi se c’è un contesto, e come possa incidere sul significato della singola vicenda, ampliandolo, articolandone i contenuti. Vale a dire, restituendolo ad una verità più plausibile, meno episodica.
In sè, l’indagine sembra dirci che ci sarebbero un certo numero di dirigenti ANAS implicati nella sollecitazione, quindi nel riparto, di un certo numero di tangenti. Fra tutti, una in particolare se ne individua: Antonella Accoglianò, siciliana di Cefalù, dirigente del Coordinamento tecnico-amministrativo dell’Azienda, che, in seno ad una prima indagine della serie, nello scorso Ottobre era già stata sottoposta a custodia cautelare in carcere. Coinvolti pure alcuni uomini politici. Ad ottobre, l’ex sottosegretario alle Infrastrutture PD Luigi Meduri (nel II governo Prodi), oggi il deputato di Forza Italia, Marco Martinelli. E, naturalmente, imprese appaltatrici. Questi, in sintesi, gli elementi di una cronaca consueta, con le consuete appendici di filmati, brani di conversazioni, e via così. Va bene. Facciamo che quanto afferma la Procura di Roma sia tutto vero. Ma l’interesse pubblico pare ugualmente deboluccio: un’altra storia come tante. Paese di corrotti, male italiano, eccettera eccetera.
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