Si chiama Florence Hartmann; corrispondente di Le Monde per l’area balcanica, poi portavoce di Carla Del Ponte quando è stata procuratrice capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. Grazie ai suoi reportage e alle sue inchieste pubblicate e riprese dai giornali di mezzo mondo, siamo stati informati sulle atrocità consumate in Croazia, in Bosnia, le cosiddette “pulizie etniche”, quando la comunità internazionale stava a guardare, indifferente, assente. Anni fa ha pubblicato un libro-bomba: Paix et châtiment, Les guerres secrètes de la politique et de la justice internationale (Pace e castigo. Le guerre segrete della politica e della giustizia internazionale). Titolo appropriato: il prezzo della “pace”; e il “castigo”, che non arriva. In questo libro la “colpa” commessa da Hartmann.
E’ il Courrier des Balkanes a ricordarcela: per qualche indicibile motivo di “ragione di Stato”, una importante documentazione serba rimane “confidenziale”; in particolare si tratta dei verbali segreti delle riunioni del Consiglio supremo di difesa della Jugoslavia. In cambio di questo “riserbo”, la Serbia consegna documenti che poi vengono usati in diversi processi, e in particolare in quello nei confronti di Slobodan Milosević.
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