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September 20, 2011
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L’ANALISI/ Italia prima a scaricare Gheddafi? Berlusconi semmai arrivò ultimo

Stefano VaccaraIgnazio De MarcobyStefano Vaccara,Ignazio De Marcoand1 others
Time: 2 mins read

A sinistra il ministro degli esteri Franco Frattini e il premier libico Mahmoud Jibril

NEW YORK. Il Ministro degli Esteri Franco Frattini deve affrontare in questi giorni al Palazzo di Vetro con grave imbarazzo – o vergogna? – vari premier e presidenti dato che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha cancellato il viaggio a New York, occupato in ben altri affari. Comprendiamo le sue difficoltà, però dovrebbe anche evitare di strafare con certe dichiarazioni.Infatti, ciò che riportano le agenzie dopo l’incontro con il premier libico del Cnt Jabril, sono assurde. Qui a New York ricordiamo bene come l’Italia del governo Berlusconi fu l’ultimo paese occidentale a mollare Gheddafi, a seguire francesi e inglesi che da settimane premevano alle Nazioni Unite per una risoluzione che andasse subito in soccorso dei ribelli di Bengasi.
Il 22 febbraio, così dichiarava a questo giornale l’ambasciatore Ibrahim Dabbashi, numero due della missione libica all”Onu subito passato con i ribelli: “L’Italia deve immediatamente esprimere solidarietà al popolo libico e ripudiare le sue relazioni con il regime di Gheddafi, altrimenti ci saranno severe ripercussioni nel rapporto con la Libia quando il popolo libero si sarà finalmente liberato. Siamo delusi dal silenzio arrivato dal governo dell’Italia fino a questo momento. Sappiamo bene quali sono le ragioni, sono gli stretti rapporti tra Berlusconi e Gheddafi”.
E poi ancora il 19 marzo, all’uscita del Consiglio di Sicurezza che votava l’intervento contro Gheddafi per salvare i ribelli di Bengasi, ecco cosa ci dichiarava l’ambasciatore libico Abdurrahman Mohammed Shalgam, passato anche lui con i ribelli: “In questi ultimi giorni siamo stati colpiti dalle posizioni dell’Italia, perché non ha preso le posizioni avute per esempio dalla Francia. Ci aspettavamo dall’Italia delle posizioni più forti, invece siamo colpiti dalle recenti dichiarazioni del ministro Frattini…. (Proprio quel giorno Frattini aveva dichiarato che era favorevole alle posizioni della Russia nel Consiglio di Sicurezza, che stava spingendo per una risoluzione per un semplice cessate il fuoco invece che per la risoluzione poi passata, la 1973, che rese possibile l’intervento militare per proteggere la popolazione civile, ndr). Gheddafi è finito, l’Italia deve capirlo e venire verso il popolo libico, cioè verso una Libia democratica, in cui potremo lavorare insieme anche sui tanti investimenti in Libia e sui tanti investimenti che noi abbiamo in Italia. Dobbiamo lavorare insieme per il futuro".
Anche il governo Berlusconi alla fine lo capì, ma sicuramente l’Italia, grazie ai suoi tentennamenti, non fu tra le prime ad aiutare la ribellione contro Gheddafi.
Inoltre le ultime vicende del nostro capo del governo sicuramente non aiuteranno nemmeno il nostro ministro degli Esteri nel cercare di stoppare la Germania, il Brasile, il Giappone e l’India, che portano avanti una proposta di riforma antidemocratica del Consiglio di Sicurezza. Auguri ministro, l’Italia all’Onu va aiutata, soprattutto quando ha ragione, ma senza strafare.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

Ignazio De Marco

Ignazio De Marco

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