Non è soltanto una questione di «carenza di leadership» e di «eccezionale debolezza». Certo: già da sole queste due gravi pecche bastano e avanzano per capire quali sono i problemi che rendono l’Italia «un sorvegliato speciale» sul palcoscenico internazionale. Ma di allarmante c’è ben altro nell’autorevole documento che contiene queste scoraggianti definizioni. Il Rapporto 2012 sulla politica estera italiana è redatto congiuntamente da due dei più importanti e ascoltati think tank tricolori: lo IAI, l’istituto affari internazionali con sede a Roma, e l’ISPI, l’istituto per gli studi di politica internazionale il cui quartier generale è a Milano. Dalla lettura del voluminosotesto che, giunto alla tredicesima edizione, è ormai diventato un fondamentale appuntamento annuale per capire come siamo messi nel mondo, emerge un quadro desolante. Con probabilmente una sola consolazione: non siamo gli unici in sofferenza. In crisi – sappiamo – è l’intero sistema occidentale. Mal comune mezzo gaudio, insomma? Sì. Ma non solo. In comune vanno unite anche le forze. Perché, forse, in fondo al tunnel che stiamo tutti attraversando si intravede una luce. Ma la si potrà raggiungere a condizione che il difficile percorso lo si compia insieme: consapevoli che, nell’era della globalizzazione, i tradizionali confini si sono allargati e vaporizzati. I singoli paesi – europei e This is premium stuff. Subscribe to read the entire article.Support authors and subscribe to content
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