“Non si sa mai dove si possono trovare gli italiani con sicurezza. Dipende da chi li cerca, quando e perché: io devo ammettere che li trovo sempre altrove. Forse si ha la necessità di un altrove per diventare italiani”.
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Così era scritto su un Forum dedicato agli italiani all'estero. Mi ha sempre incuriosito e affascinato l'idea che l'altrove, beninteso l'altrove dall'Italia, fosse un luogo in grado di dare significato all'identità italiana. O meglio italica, come mi piace chiamarla. E di questo avremo modo di chiarire.
La cultura italica non appartiene solo a quanto si fa in Italia, ma la travalica, attraverso una forza trascendente tipica di una cultura ispirata, da sempre, da valori universali e da una dimensione pragmatica in ambito locale. Merito di tutti coloro, mercanti, poeti, narratori, lavoratori della terra o nelle miniere, che nel corso dei secoli l'hanno esportata ovunque, o di chi l'ha amata indipendentemente dalla propria nazionalità o origini. “Là dove arriva la sua cultura, ecco i veri confini di un paese”, frase proiettata in occasione dell’ottantesimo Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri, promotrice della lingua italiana a tutte le latitudini, sembra riassumere quanto vorremo approfondire. Anche se quei confini non sono sempre chiari, anzi spesso spariscono, perché le culture si mescolano e diventano cangianti.
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