“Se fosse vero, sarebbe pazzesco”, commenta il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, che guida il pool di magistrati che cerca di fare luce sull’attentato di via D’Amelio costato la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Il commento non poteva essere più appropriato. In effetti, è pazzesco che dopo 21 anni emerga un’immagine che mostra quella che ha tutta l’aria di essere la copertina di un’agenda, un’agenda di colore rosso. E’ quella di Borsellino, la famosa agenda rossa da cui Borsellino mai si separava, dove era solito annotare spunti investigativi, riflessioni, appunti?
Andiamo per ordine. Quella copertina viene trovata accanto a un corpo semi-carbonizzato, quello di Emanuela Loi, una ragazza che faceva parte della scorta di Borsellino. Lari è prudente, ed è prudenza necessaria, opportuna. Però è un fatto che quel “rosso” compare, ben visibile ancora pochi minuti dopo l’esplosione; poi con il piede di qualcuno che non si sa chi sia, un cartone che in parte occulta quel “rosso” viene scostato. E successivamente sparisce, non si sa più che fine abbia fatto. Ecco che entriamo nella dimensione del “pazzesco”.
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