Ho un piccolo ricordo di Domenico Quirico, l’inviato del quotidiano La Stampa rapito in Siria il 9 aprile scorso e di cui recentemente sono arrivati, dopo un lungo black out, dei segnali che fanno sperare in una sua prossima – speriamo – liberazione. Un ricordo scaturito da un ritaglio di giornale che è capitato in mano oggi, sgomberando una cantina, e rovistando fra vecchi raccoglitori in cui archiviavo, in passato — un passato che sembra ormai preistoria — gli articoli cartacei che mi interessavano.
Nel 2001 ho partecipato ad un’iniziativa di “diplomazia popolare” organizzata nella Repubblica democratica del Congo da tre organizzazioni italiane, Beati i Costruttori di Pace, Operazione Colomba e Chiama l’Africa. La meta era Butembo, una città nella provincia del Nord Kivu – confinante con l’Uganda – che all’epoca costituiva uno degli epicentri della guerra che stava devastano quel paese (“la prima guerra mondiale africana”, la definì l’allora sottosegretario Usa agli esteri Madeleine Albright, riferendosi all’alto numero di attori coinvolti, una decina solo gli stati africani interessati a spartirsi il boccone prelibato dell’ex-Zaire).
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