Inauguro questa rubrica parlando di una ministra massacrata e di una maestra abbandonata. Cosa hanno in comune? Vivono nell’Italia contemporanea e ognuna a modo suo sconta il destino che accomuna milioni di italiani: vittime di un giornalismo malsano. Potrei usare altri aggettivi, ma alle malefatte della stampa di casa nostra ho certamente contribuito pure io, dato che da 25 anni faccio il cronista di nera e giudiziaria per un quotidiano che è l’esatta fotografia della terra dove viene stampato.
Ma andiamo a noi. Perchè questo sistema è malsano? Perchè punta sempre al ribasso, sbrana quando qualcuno è già sbranato da altri poteri e la sua sorte segnata da altre circostanze. Poi diventa garantista, superficiale, direi soprattutto conformista, quando al contrario bisogna stare un passo indietro, non sbilanciarsi, evitare gli approfondimenti e soprattutto le notizie e le vicende che non ti fanno fare carriera, non producono il richiamo in prima pagina, insomma non ti portano da nessuna parte, tantomeno nei talk-show, tempio mediatico del narcisismo giornalistico. Per questo voglio parlare di queste due vicende umane, apparentemente lontanissime.
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