Il 27 giugno di trentatré anni fa un aereo della compagnia Itavia (compagnia poi fatta fallire) in volo tra Bologna e Palermo, esplodesul cielo di Ustica. Ci sono 81 persone, a bordo: il più giovane, Giuseppe, aveva un anno. Il più vecchio, Paolo, 71. Persone normali, la cui unica colpa è di essere su quell’aereo: che è esploso trentatré anni fa, e ancora non si è rivelato chi lo abbia abbattuto e perché.
Il giudice Priore, titolare dell’inchiesta, nella sua ordinanza scrive che “il disastro di Ustica ha scatenato processi di deviazione o comunque di inquinamento delle indagini. Gli interessi dietro l’evento e di contrasto di ogni ricerca di verità sono stati tanti, e non solo all’interno del Paese, ma specie presso istituzioni di altri Stati, tali da ostacolare, specialmente attraverso l’occultamento delle prove e il lancio di sempre nuove ipotesi, con il chiaro intento di soffocare l’inchiesta, il raggiungimento della comprensione dei fatti…”.
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