Dire di Lei che era un’astrofisica e divulgatrice scientifica è un modo riduttivo di descrivere Margherita Hack. Era una mente libera che aveva compreso la limitatezza della mente umana di fronte alla grandezza della natura. Il suo motto “Il perché non lo so” indicava una grande consapevolezza dei limiti della conoscenza, non solo sua ma di tutti. Nonostante la tecnologia e le grandi scoperte, ancora tanto c’è da capire e il suo motto ne è la diretta conseguenza. Chi nasce scienziato, muore scienziato, anche con le sue contraddizioni. La scienza non è la verità assoluta, ma è il tentativo dell’uomo di capire com’è fatto il creato e in fondo di capire meglio se stesso.
Negli ultimi anni la scienza è divenuta spettacolo. Talvolta l’esperimento diventa fine a se stesso e prima di essere verificato diventa uno scoop giornalistico. Ricordate la velocità superluminale dei neutrini? Prima di essere verificata, fu pubblicata la notizia alla stampa. Pure un ministro plause alla scoperta pensando che ci fosse un tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso attraverso il quale transitavano i neutrini. Poi la notizia fu smentita da un altro esperimento di controllo e poi alla fine si capì che i sensori usati avevano una precisione inadeguata alla misura. La Scienza è fatta dagli uomini e come tale può sbagliare, ma da lì a far divenire il fatto un evento ce ne passa. In quel momento in cui ti viene la tentazione di far conoscere a tutti la tua scoperta dovresti far tuo il motto della Hack: “Il perché non lo so”.
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