A New York l'estate, oltre agli scoiattoli e ai concerti nei parchi, porta con sé un'altra meraviglia: gli italiani in vacanza. In questi giorni per le strade della città se ne incontrano ovunque, eccitati dalla metropoli, estasiati dai grattacieli, a volte disorientati, di certo sempre indaffarati a commentare e fare confronti. A me viene inevitabile starli ad ascoltare. Quando sento parlare italiano, nella metro, per strada o in un bar, non posso fare a meno di tendere l'orecchio e rubare qualche pezzo di conversazione. La mia attenzione è immediatamente catturata dalla familiarità della lingua e dei discorsi. E già, ho brutte notizie per voi: seppure noi italiani viviamo nella convinzione della nostra assoluta unicità, quando sbarchiamo per la prima volta a New York siamo tutti maledettamente uguali.
Sono una serie di piccole ossessioni che accompagnano il popolo italico nel suo approccio alla cultura americana e che forniscono inesauribili argomenti di conversazione per l'intera durata della vacanza, nonché per svariati mesi a seguire (per chi ci legge dall'Italia, vi avverto, forse fareste meglio a non andare avanti con la lettura, perché quando i vostri amici torneranno dalle vacanze a New York dovrete risentirvi tutta la tiritera. E non voglio rovinarvi la sorpresa).
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