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July 21, 2013
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Obama ricorda la sua esperienza di discriminato mentre nelle piazze si chiede giustizia per Trayvon

Francesca TarantinobyFrancesca Tarantino
Beyonce, Jay-Z, Sabryna Fulton ed il rev. Al Sharpton durante la manifestazione di sabato 20 Luglio a New York

Beyonce, Jay-Z, Sabryna Fulton ed il rev. Al Sharpton durante la manifestazione di sabato 20 Luglio a New York

Time: 3 mins read

NEW YORK – Centinaia di dimostranti, incluse le due grandi superstar della musica Jay-Z e Beyonce, si sono uniti alla madre di Trayvon Martin lo scorso sabato a New York City, per partecipare ad una delle tantissime manifestazioni che si stanno svolgendo in questi giorni in tutto il paese che richiedono giustizia per il ragazzino rimasto ucciso un anno fa in Florida.
 
La madre di Trayvon, Sybrina Fulton, ed il Rev. Al Sharpton hanno preso parte al raduno "Justice for Trayvon" in una piazza rovente a Manhattan, dove si rischiava realmente di svenire visto che la temperatura ha superato i 35 gradi.
 
Il sole cocente non ha fermato però tutti quelli che volevano giustizia per Trayvon, neanche quando hanno attraversato il ponte di Brooklyn, cantando slogan e seguiti vigilmente dalla polizia in scooter.  Alla manifestazione, si è fatto riferimento alla protesta prevista per il 24 di Agosto a Washington che gli organizzatori stanno cercando di collegare simbolicamente, alla famosa marcia di Martin Luther King del 1964.
La madre di Trayvon è apparsa convinta, ha ribadito in tutte le interviste rilasciate sabato e anche ai protestanti, che è determinata a voler combattere per assicurare i cambiamenti sociali e legali necessari a far si che i teenager neri, non siano più visti come sospetti per il colore della pelle.
 
Le manifestazioni a New York e nel resto degli USA continuano dunque anche a distanza di una settimana, dopo che la giuria in Florida ha assolto George Zimmerman dalla accuse di omicidio di secondo grado e colposo. Zimmerman, un sorvegliante di quartiere volontario dichiarò di aver seguito Martin perchè sospetto, e di avergli sparato per difendersi da Trayvon che lo aveva assaltato.
 
"Analizzare un comportamento basandosi sulla razza non è grave come la segregazione, ma voi non conoscete l'umiliazione di essere seguito in un negozio" ha dichiarato il reverendo Sharpton, facendo eco al discorso a sorpresa di Barack Obama lo scorso Venerdì davanti ai giornalisti alla Casa Bianca. Il presidente ha deciso di fare un commento sulle proteste e gli sviluppi che la vicenda di Trayvon Martin sta avendo in tutta la nazione. Obama ha fatto un discorso molto personale, raccontando aneddoti della sua vita di come si ricorda da giovane come molti afro americani venivano seguiti nei negozi, di come alcune persone chiudevano le sicure delle loro auto quando vedevano ragazzi di colore attraversare la strada o di come quando prendeva l'ascensore e le signore si tenevano stretta la borsa. Il Presidente ha fatto un discorso di 15 minuti per dire che "Trayvon Martin poteva essere lui 35 anni fa" per dimostrare in sostanza, come lui stesso abbia visto coi suoi occhi le esperienze negative dovute alla discriminazione, e che comprende quindi molto bene le controversie createsi all'indomani del processo in Florida.
 
“Questa serie di esperienze informano su come la comunità afro americana interpreta quello che è successo in una notte in Florida,” ha voluto aggiungere Obama.” Non è la prima volta che il Presidente USA ha parlato della questione della razza comunque – si ricorda in particolare il suo intervento nel 2008 per placare i tumulti dovuti alla sua complessa relazione contro il pastore della comunità afro americana Jeremiah Wright. In quella occasione però, il suo discorso era soprattutto influenzato da una campagna infuocata con Hillary Clinton. Adesso la questione è seria. Obama ha usato parole forti venerdì alla Casa Bianca, ma utilizzando il suo tipico tono pacato ed a volte sorprendentemente esitante, senza leggere appunti, ma descrivendo la sua personale esperienza come uomo di colore e di ciò che immagina sarà il futuro delle sue due figlie, Sasha e Malia, e dei loro rapporti con i bambini di altre razze.
Su questo punto Obama ha voluto aggiungere riferendosi alle nuove generazioni: "Sono meglio di noi, sono meglio di come eravamo su questi argomenti. Ed è vero in ogni comunità che ho visitato in questo paese”. “Dovremmo anche avere la sicurezza che questi ragazzi in questi giorni, penso, hanno più buon senso di noi all'epoca, e certamente più che dei nostri genitori e nonni" ha dichiarato Obama nel suo discorso. Il Presidente ha concluso il suo intervento, invitando gli americani a riflettere sulle loro propensioni di razza, con la speranza che fatti del genere non riaprano un dibattito a cui gli USA sono ormai abituati da generazioni.

 

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