Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di Raffaele Lombardo, che è stato Presidente della Regione Sicilia dal 2008 al 2012. Anche il suo predecessore, Totò Cuffaro, ha avuto guai con la mafia, e adesso è in carcere a Rebibbia. Lombardo (oggi suo figlio è deputato regionale, una specie di segno del potere che si tramanda) è stato per anni uno dei politici più influenti in Sicilia e nel Sud Italia. I suoi voti, preziosi, erano cercati da centrodestra e centrosinistra per vincere le elezioni. E' una vicenda molto interessante, perchè racconta dell'evoluzione dei rapporti tra mafia e politica in Sicilia.
Secondo i giudici Raffaele Lombardo ha «sollecitato, direttamente o indirettamente, i vertici di Cosa Nostra a reperire voti per lui e per il partito per cui militava (le elezioni Regionali in Sicilia del 2001 e nel 2008 e le Provinciali a Enna nel 2003) ingenerando nei medesimi il convincimento sulla sua disponibilità ad assecondare la consorteria mafiosa nel controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici». L'ex presidente della Regione Siciliana è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno all'associazione mafiosa.
Appare «provato» che l'ex Governatore Raffaele Lombardo abbia «contribuito sistematicamente e consapevolmente», anche mediante «le relazioni derivanti dalla sua pregressa militanza in più partiti politici», alle «attività e al raggiungimento degli scopi criminali dell'associazione mafiosa» per «il controllo di appalti e servizi pubblici». Ma «il contributo più rilevante, concreto e effettivo prestato dal Lombardo all'associazione Santapaola-Ercolano» secondo il giudice di fronte al quale si è celebrato il processo scaturito dall'operazione Iblis, «a ben vedere, consiste nella creazione» di un «complesso sistema organizzativo ed operativo di cui facevano parte, quali componenti parimenti necessari, gli imprenditori "amici" e gli esponenti della "famiglia", creando vantaggi di cui beneficiava anche l'associazione mafiosi».
Il "modus operandi" ritiene il Gup era sempre lo stesso: «acquistavano terreni agricoli nella prospettiva di ottenerne la variazione di destinazione urbanistica, e poi realizzare elevati guadagni con la plusvalenza» della proprietà.
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