Cent’anni. Cent’anni fa l’Italia conosceva il suo ultimo Natale di pace prima di quello del 1918. Ma dal 1915 all’anno della Vittoria il trascorrere del tempo sarebbe sembrato crudelmente lento, “disumanamente” lento, almeno fino a che il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III si sarebbe deciso a sostituire come capo di Stato Maggiore e comandante supremo delle Forze Armate il fallimentare Generale Cadorna e ad affidare le sorti dell’Italia in guerra al ben più umano, attento, ma deciso, Generale Diaz.
Cent’anni in fondo non sono poi tanti. Ma nella circostanza, ci sembrano un’eternità. In questi cent’anni si sono avute due guerre mondiali, tre guerre in Estremo Oriente (Corea, Indocina, Vietnam) e quattro conflitti arabo-israeliani. In questi cent’anni s’è inventata e usata la Bomba Atomica, s’è scoperta la penicillina, sono sorti e caduti il Fascismo e il Comunismo; s’è creata la “civiltà dei consumi”, s’è lanciata la “civiltà dell’automobile”; dopo la radio e il telegrafo senza fili, è arrivata la televisione, strumento inquietante, per l’uso che se ne fa, strumento il quale da una trentina d’anni a questa parte, provoca mutamenti antropologici che ci sconcertano, ci scoraggiano, ci rattristano.
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