L’ultimo fu quello del 2000 e i preparativi durarono cinque anni: si costruirono parcheggi, strade, stazioni metro, si abbellirono chiese e palazzi. Alla fine fu un evento che coinvolse tutti, dagli sportivi agli attori fino alle forze armate, con tanto di logo, inno, indulgenze semplificate: era sufficiente visitare una chiesa per rimettere i propri peccati. In fondo il Giubileo nasce per condonare i debiti morali e materiali; col tempo si è trasformato in una sorta di celebrazione a metà tra il sacro e il profano, tra impegno sociale e opportunità economica. Il Giubileo annunciato a sorpresa da Papa Francesco a metà marzo, pende già decisamente verso quest’ultimo aspetto. Sarà la (fine della?) crisi, ma finora del Giubileo che il Vaticano si appresta a convocare formalmente con la lettera d’indicazione del 12 aprile, si è considerato pochissimo l’aspetto spirituale e moltissimo quello turistico-economico; con relative e immancabili polemiche, promesse, scambi di accuse iniziative subito dopo il “pronunciamento” di Papa Francesco.
L’annuncio e le reazioni
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