La si può girare come si vuole e come si crede, ma il comportamento delle autorità egiziane non ha alcuna spiegazione logica, tantomeno giustificazione. Come possono pensare che si sia talmente imbecilli da credere che una banda di rapinatori sequestri e torturi senza motivo un ragazzo, ne abbandoni il corpo sul ciglio di una strada, e conservi per due mesi i documenti che provano la loro colpevolezza? Perché questo, alla fine, dicono gli egiziani a proposito dell’affaire Regeni.
Una versione che più strampalata non si può, più fragile di un castello di carte da gioco. Non per niente si viene a sapere che sì, i documenti sono di Regeni; ma non lo sono il borsone, i cellulari, gli occhiali, e neppure quell’hashish fatto trovare a bella posta per far intendere frequentazioni equivoche. Quanto ai presunti rapinatori loro non possono dire e spiegare più nulla: sono stati provvidenzialmente uccisi dalla polizia egiziana nel corso di un furibondo scontro a fuoco.
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