Anche l’Africa accoglie i suoi rifugiati, mica solo l’Europa. Qui nel West Nile, estremo nord dell’Uganda, terra povera ma molto fertile, in passato arrivavano dal Sudan. Nel 2013 invece hanno cominciato ad arrivare dalla Repubblica democratica del Congo, in seguito ad una ennesima esplosione di violenza. Il Nord dell’Uganda ne ha accolti fino a 15.000. Il modello di accoglienza lo vediamo a Koboko, una delle tante cittadine africane cresciute disordinatamente lungo una main road: ai profughi è stata data della terra, assieme agli attrezzi per coltivarla e alle sementi. In questo modo, li si è aiutati a diventare progressivamente indipendenti, e al tempo stesso ad integrarsi con la popolazione locale. Il tutto con la benedizione dell’UNHCR.

La formazione è garantita dalla scuola agraria di Jabara, aperta dall’Acav, qualche anno fa una ONG italiana che ora sta progressivamente passando sotto il controllo delle autorità distrettuali ugandesi. La scuola di Jabara forma tanto i rifugiati quanto i contadini locali, con training che durano generalmente una settimana, a cui partecipano sia uomini che donne (portandosi appresso i loro bambini). Oltre a potenziare le colture per il consumo familiare (cassava) si introducono nuove varietà per il mercato: dagli alberi da frutto (come il mango), ad alcune varietà di legumi che vengono acquistate da una multinazionale coreana.
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