Senza soverchie illusioni, pessimo viatico nelle relazioni internazionali, si assiste da qualche settimana a millesimali spostamenti di crisi, già considerate inestinguibili, verso un qualche straccio di soluzione. E’ vero che nel frattempo si è riaperta la mai ben suturata ferita del Nagorno Karabah tra Armenia e Azerbaigian e che da Pyongyang continuano le minacce nucleari non solo verbali, ma risulta riscuotere ben altro effetto sul sistema internazionale quello che sta iniziando ad accadere in Siria, in Libia e, forse, nella Repubblica centroafricana e Burundi, per qualche esempio in due differenti scacchieri.
Va inoltre aggiunto il messaggio di dialogo che, nei mesi scorsi si è irradiato da Iran e Cuba, rientrati, dopo lunghi decenni di isolamento, nel gioco della politica globale.
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