“Sono passati 33 anni”… sembra sempre (o quasi, a seconda dell’anno esatto) l’incipit di molte storie italiane questo, a segnare la verità che passa mentre il tempo cancella e confonde i fatti, le prove si perdono in rivoli o in archivi e qualcuno muore. Il 27 giugno del 1980 la partenza del velivolo Douglas DC-9, I-TIGI è prevista per le 18.15 ma il primo messaggio a scandire una storia diversa per i passeggeri (77 più 4 membri dell’equipaggio) della compagnia Itavia è quello di un ritardo:<>. Dopo due ore l’aereo parte verso Palermo ma l’ultimo messaggio che lo riguarda prima della perdita di ogni sua traccia tra i cieli estivi che sorvolano l’isola di Ponza , quello del comandante Domenico Gatti delle 20.50, racconta altro:<< Signore e signori buonasera (…) Stiamo procedendo a una quota di 7500 metri e circa due minuti fa abbiamo lasciato l’Isola di Ponza per volare in linea retta su Palermo (…) Il tempo, procedendo verso sud è in miglioramento (…) La nostra rotta dopo il decollo è stata, da Bologna poi Firenze, abbiamo lasciato Roma alla nostra destra, poi la cittadina di Latina verso Ponza. La nostra velocità al suolo è di circa 800 Km/h. Grazie.>> . Dopo 9 minuti, il Dc-9 rimane inghiottito in un punto, il Punto Condor, tra le nuvole per sprofondare poi nelle acque. (https://maps.google.com/maps?ll=39.716667,12.916667&spn=0.03,0.03&q=39.716667,12.916667 questo il punto preciso). Così raccontano i due giornalisti nel sito Stragi80 e la notizia finalmente scuote gli animi e le penne dei media (radio, TV e giornali) che la riprendono in modo virale dopo il torpore degli ultimi tempi. A scuotere tutto un po’ era stato già il giudizio in Cassazione di un tribunale civile a gennaio di quest’anno: “non fu una bomba ma un missile” a far precipitare il Dc9 “e i radar civili e militari non vigilarono come avrebbero dovuto sui cieli italiani.” La cassazione ha condannato i Ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire i familiari di alcune vittime che intentarono la causa.
Il messaggio di Gatti è importante perché risuona come il controcanto di verità troppo spesso annunciate tutte già nelle ipotesi sempre tenute in conto (collisione con velivolo militare, cedimento strutturale, bomba a bordo e la stessa ipotesi del missile) e segna un punto fondamentale: tono e contenuto del messaggio ai passeggeri, di cui 13 bambini, segnalavano se non la perfetta situazione del volo almeno un’atmosfera serena dove nessuna tragedia
sembrava essere in corso.
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