Per uccidere piú di 85 persone in 85 minuti, si deve essere veloci e precisi. Anders Behring Breivik, 32enne norvegese fondamentalista cristiano, ha avuto per tutto quel tempo i nervi di cemento armato. Ore prima, Breivik aveva fatto saltare in aria un edificio in pieno centro ad Oslo uccidendo sette persone. E poi, freddo e concentrato, vestito da poliziotto arriva all’isola di Utoya dove meticolosamente spara su quei ragazzi neanche diciottenni.
Come mantiene per tutto questo tempo cosi freddo il sangue, mentre quei giovani implorano di risparmiargli la vita, e invece lui continua a colpirli? Per Breivik quei ragazzi militanti del partito laburista rappresentano gli strumenti del demonio che condannano la sua “razza” e la sua “fede” all’estinzione, causa di quel multiculturalismo favorito dal governo al potere in Norvegia.
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