Mezzo secolo fa la Francia è ancora impelagata nella guerra d’Algeria. Il Fronte di liberazione nazionale, Fln, è particolarmente crudele con gli occupanti. Ne ammazza quanti più ne può, civili o militari poco importa. Li fa saltare in aria nei caffè del lungomare, nei giardini di città, nei salotti
degli hotel o nelle boutique alla moda. Li uccide in combattimento, in imboscate, all’uscita dei teatri nelle notti di Algeri e Orano. La madrepatria è scioccata ed esasperata. La democrazia in Francia è sotto attacco. Tre anni prima è stato richiamato dall’esilio il generale De Gaulle per creare la Quinta Repubblica e risolvere la crisi, ma la soluzione tarda. La destra nazionalista e razzista invoca di alzare il livello della repressione, specie contro gli attivisti algerini che operano in Francia. Se De Gaulle abboccasse, segnerebbe la sconfitta delle ragioni che lo hanno portato al potere; per questo esita, proseguendo nel negoziato con l’Fln. Per distoglierlo da questa strategia, l’estrema destra costruisce un clima di provocazione e insicurezza. Bande di harkis, algerini filofrancesi, confezionano assassini selezionati di attivisti dell’Fln.
Fanno affidamento sull’appoggio della polizia, incapace di neutralità nella partita tra patrioti e lealisti, e sulla collusione di servitori dello stato portatori di coperture istituzionali.
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