Claudio Magris (in foto) è una delle glorie della cultura italiana contemporanea. Attraverso la sua ventina di libri prodotti ha investigato
il mondo mittleuropeo e il rapporto dell’Italia con esso. Ha tradotto Ibsen, Kleist, Schnitzler ed ha scandagliato a fondo le loro opere dedicate alla conoscenza dell’uomo europeo. E’ titolare della cattedra di lingua e letteratura tedesca all’Università di Torino ed è professore alla Facoltà di Filosofia e Lettere all’Università di Trieste.
Un curriculum del genere lo colloca nel novero degli uomini di cui l’Italia può essere fiera e fra i cultori degli studi "alti". Ma il suo ultimo libro, dal titolo "Ambiguità italiane. Note civili", è decisamente insolito, come se sia stato "strappato" alla sua attività consueta e spinto a fissare il suo sguardo su ciò che è diventata questa povera, triste, ridicola Italia, ormai etichettata come "lo zimbello del mondo".
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