A me questo preside dell’Università Bocconi che ora guida il governo tecnico in Italia comincia a rompermi un po’ gli zibedei. Un mese fa anche io ero (idealmente) a esultare in Piazza del Quirinale per le dimissioni di Silvio Berlusconi. Si ballava, si rideva, ci si abbracciava e si celebrava la fine delle rapine, delle bugie, degli insulti ai giudici, del bunga bunga, delle figure barbine fatte nel mondo, dei “posti” assegnati a fratelli, figli, amanti, incompetenti ma capaci di intascare il sempre ottimo stipendio, e soprattutto la fine delle bugie (in genere una ogni dieci parole, nei discorsi di Berlusconi), delle promesse non mantenute e delle insopportabili barzellette.
Anche giovedì scorso, giorno del “lancio della seconda fase del salvataggio dell’Italia”, ero idealmente lì, ma di esultare non era proprio il caso. Il momento clou della giornata era quello della conferenza stampa del governo tecnico, Mario Monti. I giornalisti erano tanti, ognuno con la sua seria domanda da porre e l’attesa della seria risposta, come si conviene a un bocconiano. Era lecito aspettarsi un evento lontano le mille miglia dalle sceneggiate di Berlusconi. E invece, come si comincia? Con la consegna di una tessera che attesta l’iscrizione “d&r This is premium stuff. Subscribe to read the entire article.Support authors and subscribe to content
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