«Perché giornalisti devono sempre andare a pescare le persone peggiori e più negative da intervistare?». A sorpresa raccolgo questo sfogo da vari amici e conoscenti che vivono nella zona del Modenese e del Ferrarese, colpita dal devastante sisma dei giorni scorsi. Avevo subito telefonato per sincerarmi delle loro condizioni, per sapere come stavano, se avevano subìto danni e di che entità. Tutti con case o capannoni o posti di lavoro danneggiati. Per non parlare delle chiese e degli edifici storici, quasi tutti per terra o paurosamente crepati. Ma tutti combattivi e positivi.
Con parole diverse, il messaggio che ho raccolto è stato: «Accidenti, che botta! Ho avuto tanta paura e parecchi danni. Va bene: ora vediamo che cosa dobbiamo fare». E invece…. «Invece in televisione e sui giornali, i cronisti sono andati a pescare soltanto i “piagnoni”, quelli che si lamentano. Noi non siamo così. Ci stiamo già dando da fare». Questa reazione mi ha sorpresa. Perché, sì, in effetti dalle lunghe telecronache andate in diretta su tutti i canali e dagli articoli, il quadro che avevo raccolto prima di attaccarmi al telefono è veramente questo: i giornalisti con toni accorati e funerei che alle persone che hanno avvicinato fanno raccontare situazioni catastrofiche e senza speranza. Non è così. Gli emiliani e le genti del Nord hanno evidentemente un carattere forte. E qui, pensando anche alla rapidità con cui i friulani reagirono anni fa al “loro” terremoto, mi verrebbe il pensiero maligno e – confesso e mi pento immediatamente – un po’ razzistico di aggiungere: «A differenza di altri italiani, di altre parti d’Italia… magari del Sud».
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